Quando il Seneca Chief fu vicino alla banchina di Battery, all’estremità meridionale di Manhattan, un ufficiale del porto urlò verso l’equipaggio di quel battello chiedendo da dove venissero e dove fossero diretti. A quel punto Clinton De Witt poté orgogliosamente rispondere: “Veniamo dal lago Erie e siamo diretti a Sandy Hook”. L’ufficiale, sentendo quella risposta, rimase esterrefatto, non poteva credere a quelle parole e rimase impalato ad osservare l’imbarcazione che sotto il suo naso proseguiva lungo l’Hudson River in direzione New Jersey.
Cosa aveva sconvolto quell’uomo? Semplicemente il fatto che, ben conoscendo la geografia dello stato di New York, fosse consapevole che tra il lago Erie e l’Hudson ci fossero di mezzo più di cinquecento chilometri e le Appalachian Mountains. Come diavolo era possibile dunque che quel battello fosse arrivato lì dai Grandi Laghi del Midwest?
La storia che lo rese possibile ebbe inizio diversi anni prima quando New York era ancora un porto di secondaria importanza sulla costa orientale (che allora era anche l’unica) e viveva all’ombra di città come Boston e Philadelphia ma anche di New Orleans e persino di Baltimora ritenute, a cavallo tra diciottesimo e diciannovesimo secolo, centri ben più importanti.
I neonati Stati Uniti d’America all’epoca esportavano prodotti principalmente verso il Vecchio Continente, in particolare il cotone, che coltivavano nelle grandi pianure del Midwest. A New York ci si rese conto allora che divenire il porto principale da e verso l’Europa avrebbe significato anche trasformarsi nella città più importante e ricca della nazione.
Il merito fu principalmente di un uomo, quello che oggi definiamo un visionario ma che all’epoca era ritenuto da molti solo un ambizioso politico, e cioè quel Clinton De Witt che era a bordo della Seneca Chief. Uomo piuttosto in vista: era stato nell’ordine senatore, quindi sindaco e infine governatore dello stato di New York tra il 1798 e il 1826. Quasi trent’anni di governo, trascorsi tutti con l’ossessione di riuscire a rendere quella città “the greatest commercial emporium in the world”.

La soluzione che lui proponeva era tanto semplice quanto sconvolgete e cioè di costruire un canale navigabile che collegasse l’Hudson River all’altezza di Albany con la città di Buffalo affacciata sul lago Erie. Si trattava di una distanza di 584 chilometri che avrebbe dovuto superare un dislivello di oltre 170 metri attraverso ben 36 chiuse, un’impresa titanica. Tanto per comprenderne la portata pensiamo solo che il famoso Canale di Suez, che si inaugurerà addirittura nel 1871, misurerà “appena” 165 chilometri.
I più generosi tra i suoi tanti detrattori lo ritenevano solo uno squilibrato ma i più pensavano che la trovata fosse solo una mossa politica per assicurarsi popolarità promettendo fantomatiche e utopiche ricchezze ai cittadini di New York.
De Witt non si arrese e con determinazione continuò ostinatamente a cercare di convincere i suoi contemporanei della lungimiranza di quel progetto. Finalmente nel 1810 creò la Erie Canal Commission, di cui sarà anche il presidente, con l’obiettivo di redigere un progetto di fattibilità dell’opera e per questo l’anno successivo chiamò a farne parte persino Robert Fulton. Due parole andrebbero spese anche per lui, altro personaggio piuttosto interessante e multiforme.
Chi conosce bene New York avrà ben presente Fulton Street, anzi le Fulton Street. Sì perché sono ben due le strade che portano questo stesso identico nome, una a Manhattan dalle parti del South Street Seaport mentre l’altra, sulla sponda opposta dell’East River, attraversa praticamente tutta Brooklyn. Un fatto piuttosto inusuale tanto più in una città in cui gran parte delle strade hanno per nome un semplice numero. Ebbene le due Fulton Street sono, simbolicamente, una sola strada perché sono intitolate all’uomo che per primo creò un servizio di ferry boat tra le due rive del fiume con un tratta che idealmente collegava quelle che oggi sono strade omonime.
I meriti di Fulton vanno però ben oltre. Tanto per cominciare fu un discreto e talentuoso pittore ma anche un insigne matematico e soprattutto un rivoluzionario ingegnere. Durante un suo soggiorno in Europa fu addirittura Napoleone Bonaparte a volerlo conoscere, ammirato dalle sue invenzioni. A lui l’imperatore francese chiese il progetto per una macchina da guerra e Fulton lo accontentò ideando il primo, rivoluzionario, prototipo di sottomarino che battezzò Nautilus.
Tornato in America si concentrò sulla realizzazione di alcuni nuovi prototipi di navi a vapore che ben presto sfruttò per poter creare il primo servizio navale per passeggeri. Il primo, come abbiamo raccontato, trasportava i viaggiatori tra le due sponde dell’East River sul battello Nassau. Dopo questa si aggiunse una seconda e ben più impegnativa linea che da New York arrivava ad Albany risalendo l’Hudson River a bordo del Clermont. Per questo, e anche per le importanti innovazioni nella progettazione di canali navigabili e di chiuse che Clinton De Witt lo volle con sé Fulton come membro della Erie Canal Commission.
Lavorarono tutti con tenacia per molti anni cercando di convincere l’opinione pubblica di quanto quell’opera, apparentemente folle, fosse in realtà vitale per il futuro della città. Finalmente, nell’aprile del 1817, dopo quasi sette anni di incontri, la costruzione del Erie Canal fu definitivamente approvata dallo Stato di New York. Un successo per De Witt e soci che ora li poneva di fronte alla più grande sfida della loro vita: trasformare in realtà quel folle sogno. Purtroppo Fulton, che con il suo Nautilus aveva letteralmente ispirato la fantascienza di Jules Verne, non sopravvisse abbastanza per vederlo divenire realtà ma il suo lavoro e le sue intuizioni saranno alla base dell’innovativo progetto che Clinton De Witt porterà ostinatamente a conclusione.

Appena otto anni dopo la posa della prima pietra e ben due prima della data prevista, l’Erie Canal, la più grande opera mai realizzata nel continente americano, era incredibilmente conclusa. I lavori furono portati avanti con una perizia ed un’organizzazione meticolosa e grazie all’impiego di un imprecisato numero di operai quasi tutti di origine gallese o irlandese.
Così quel 4 novembre 1825, nove giorni dopo la sua partenza da Buffalo, la Seneca Chief, con a bordo anche De Witt, raggiunse Battery, da lì proseguì fino allo stretto che separa la baia dall’Oceano Atlantico. A quel punto il governatore ordinò di fermare il motore e, con solenne enfasi, sancì il cosiddetto wedding of the waters; Riversò cioè nell’Atlantico due barili d’acqua che aveva raccolto dal lago Erie dimostrando simbolicamente che la nuova via d’acqua verso i Grandi Laghi era finalmente realtà.

Con quella cerimonia, non solo venne inaugurata la più importante rotta commerciale del paese, ma si celebrò anche la nascita del mito di New York. In pochissimi anni la città divenne uno dei centri del commercio mondiale e lo fece in modo assai più rapido di quanto persino De Witt avesse previsto: nel 1827, dopo soli due anni di servizio, furono ben 3.640 le imbarcazioni passate lungo il canale ma appena dieci anni più tardi, nel 1837, i transiti furono addirittura 500.000.
A metà del XIX secolo New York era divenuta, in soli venticinque anni, una delle città più ricche ed importanti del mondo, aveva superato Philadelphia, New Orleans e persino Boston trasformandosi nel simbolo di un’intera nazione.
Quando oggi osserviamo meravigliati la sfolgorante skyline di Manhattan dobbiamo ricordarci di Clinton De Witt e della sua impresa sia politica che ingegneristica perché, di fatto, fu lui a rendere possibile quasi tutto ciò che su quell’isola è accaduto negli ultimi due secoli.